“Albayzin”: poesia di Andrea Piras
Reclinàti sotto il sole di giugno
tra mulattiere polverose e strade
che anticamente percorremmo in sogno
camminiamo, tentando già di evadere
dalle bianche mura che avemmo in dote
al principio, dapprima spoglie e rade
e che già inturgidiscono, distorte
ad angolo cieco in fondo alla via;
quando un rossore soffuso di gote
gentile mi innamora della mia
stanca sorte. Nell’eterno vagare
cupo dell’umana cavalleria
il tetro rombo di passi e fanfare
cessa a un tratto: un lamento di chitarra
sorge sommesso, dalle piazze chiare
di ciottoli e fonti. I finti bazar
accumulano, davanti ai nostri occhi
complici, la memoria – una gazzarra
imprecisa, di argenti e specchi vacui,
che non riflettono che il proprio volto –
ma una merce può darsi, che ti blocchi
la ridda urlante di ricordi, tolto
il tempo, una pietosa ora d’oblio…