di Livio Cerneca
L’antropomorfismo, cioè la propensione a cogliere analogie tra gli esseri umani e gli altri animali, non è molto ben visto nella ricerca scientifica. Eppure, chiunque viva insieme a cani, gatti, cavalli e, si potrebbe dire, qualunque altro essere vivente, sa che queste analogie esistono.
Abbiamo tutti un’origine comune, e le tracce di queste radici si ritrovano in certe espressioni e reazioni fisiche condivise da tante specie diverse. Il sorriso, ad esempio.
Darwin’s Smile, il monologo che Isabella Rossellini sta portando in giro per il mondo dopo aver scritto e mandato a memoria il testo in tre lingue – inglese, francese e italiano – somiglia a un album naturalistico dove, tra le pagine che raccolgono densi appunti di etologia, la scienza che studia il comportamento animale, si trovano anche illustrazioni antiche, dagherrotipi, annotazioni di laboratorio e delicati riferimenti autobiografici.
Ma è anche un seminario di recitazione e tecnica teatrale perché Rossellini, mentre osserva le galline della sua fattoria di Brookhaven rotolarsi nella polvere e ci parla delle ricerche di Charles Darwin sulle espressioni e le emozioni negli uomini e negli animali, infila nel discorso istruzioni di pratica attoriale, trucchi di immedesimazione, stratagemmi di scena.
Non si dovrebbe esaminare l’opera di un’artista facendosi influenzare dalle sue ascendenze, per quanto prestigiose. Ma è la stessa Isabella Rossellini a disseminare qua e là schegge di memorie d’infanzia. Deliziosi gli aneddoti della sua mamma Ingrid Bergman sul set di Casablanca, e poi una vecchia foto del nonno Justus alle prese con la sua gigantesca macchina fotografica, e spezzoni di pellicola 8mm con riprese d’intimità familiare insieme agli amati animali domestici.
Non è comunque la prima volta che Isabella Rossellini mette in scena performance multimediali che descrivono e dialogano con altri abitanti del Regno Animale. Da sempre appassionata e poi, in età matura, laureata in etologia, ha prodotto e interpretato anche Link Link Circus, uno show in cui appare anche il suo cane Pan, e la serie di cortometraggi Green Porno in cui diventa libellula, ragno, lumaca, lombrico, ape e mantide religiosa.
Qualche cambio di costume, l’inserzione di video e immagini, una scenografia scarna costituita da una roccia a un’estremità del palcoscenico e una telecamera montata su un cavalletto dall’altra, non serve altro per tenerci lì fermi a seguire le riflessioni ironiche di Isabella Rossellini sulla nostra natura più remota dalla quale poi si dirama l’evoluzione per selezione naturale.
Quando pronuncia quella che inequivocabilmente è la battuta di congedo, ci appare sul viso un’espressione di stupore, forse simile a quella che Isabella ha notato negli occhi delle sue galline quando ha fatto loro vedere per la prima volta delle pecore. Ma come, lo spettacolo è già finito? Saremmo rimasti volentieri ancora un po’ a godercelo.
Il filo che connette gli umani con gli altri animali si incrocia con quello che unisce la scienza e l’arte, e Darwin’s Smile li tiene tesi ai quattro angoli dello spazio scenico.
Darwin’s Smile, di e con Isabella Rossellini, regia di Muriel Mayette-Holtz, è andato in scena al Politeama Rossetti il 20 e 21 gennaio 2024