Il fantasma genera un campo di problemi attraversabile da molteplici entrate. Prendendo quella che riduce i fantasmi a semplici immagini sfuggenti, a mere proiezioni del pensiero e della memoria (phantasmata), incontriamo la ridda di apparizioni e fantasmagorie lavorate dalla letteratura, dal cinema, dall’arte e dalla musica nelle forme del doppio, della reverie, del gotico, dei fenomeni ottici, dei pezzi di corpo separati e fluttuanti, delle più stranianti apparizioni uditive – come le voci delle psicofonie e gli EVP. Fantasmi che richiedono un attraversamento, di mettersi sulle loro tracce, di reggerli, di analizzare i misteriosi segni che ci destinano e inviano da un ipotetico altrove, oppure…
Oppure no! Oppure il fantasma non è altrove che nelle sue tracce. La traccia è il fantasma. Eccoci allora a parlare di spettro e di spettri, non più come esperienze paranormali, bensì normali e normalizzanti, della nostra percezione e del quotidiano: lo spettro visibile, lo spettro sonoro, lo spettro autistico. A questa serie letterale del fantasma appartengono anche il celebre “Spettro che si aggira per l’Europa” del Manifesto del Partito Comunista, gli Spettri di Marx, quelli dell’ideologia, quello onnipresente della guerra atomica e quelli della fame – che tormentano in questo momento il popolo palestinese.
I fantasmi del weird e della fine del mondo volteggiano e si confondono, come nauseanti profumi, tra le nebbie sempre più vorticose delle solitudini individuali e le sirene della terza guerra mondiale. Il fantasma è però anche una metafora sempre più incisiva della nostra resistenza reale e virtuale, fuori e dentro dagli schermi, vicini o lontani che siamo dallo sguardo della macchina; dopotutto il fantomatico è anche il senza nome, ciò che riesce a sfuggire a ogni identificazione e al regime di sorveglianza che ne consegue – con buona pace dei Ghostbusters, di ieri e di oggi. Il fantasma tormenta anche la tecnologia moderna; nelle prime fotografie analogiche non vediamo altro, a metà tra luce ed effige, che la rappresentazione di un’assenza. In esso le più evolute scoperte scientifiche si legano a perturbanti revival occultistici, nelle recenti forme dell’imaging scientifico, dei cosiddetti “demoni” informatici e fino alla ricezione dei segnali dallo spazio profondo.
Il fantasma è insomma, ogni giorno, la nostra porta d’accesso al Reale, phantasma che segna tutti i luoghi del desiderio in cui manchiamo a noi stessi, quelli in cui io non ci sono. La fantasia, non ultima quella erotica, ci espone a un surplus di immagini, di oggetti, a un mondo di demoni che ci si fanno incontro come eccedenze compagne della vita quotidiana: gli scarti che sommergono la città, lo sguardo pressante delle cose e degli altri, il potere fantasmatico del denaro, i film mentali, i non-morti; un’intera squadra di zombie, morti viventi e vampiri più o meno immaginari, più o meno metaforici, ci segue fedelmente per le vie della città.
Allo stesso tempo il fantasma è anche la larva, il parassita. L’Alien capitalista e neocoloniale, che infesta supergoicamente e masochisticamente le vite di sfruttati e sfruttatori, di colonizzati e colonizzatori. L’arto fantasma dei reduci, dei feriti e dei traumatizzati ci parla, sommessamente, attraverso il dramma più che reale della guerra, degli strani incastri tra mente e corpo, mentre il fantasma di coloro che non ci sono più ci schiude una finestra sul senso del lutto e sugli strani modi che i morti hanno di abitarci, di sopravvivere nei nostri gesti, nei tic di coloro che amiamo o nei tratti estetici di perfetti sconosciuti.
Il fantasma, in un mondo sempre più irreale, è forse la chiave che più di ogni altra può dirci oggi qualcosa sul presente e sul futuro in cui viviamo; permetterci di cogliere, in controluce, la presenza incombente di ciò che siamo, o non siamo ancora stati.
Potete inviare a redazione@chartasporca.it fino al 10 Settembre una proposta/abstract di max 1000 caratteri, per raccontarci la vostra idea in vista di un articolo (o altre forme, anche multimediali, di contributo).
*Immagine di copertina, Trionfo della morte Chiesa dei Disciplini di Clusone (BG), tratta da wikipedia, crediti qui.