Presentazione del nuovo numero di Charta Sporca, in uscita giovedì 3 aprile
di Stefano Tieri
Lo sguardo dietro ad un fruscìo di una tenda, in un muoversi di foglie (Jean-Paul Sartre). Lo sguardo panottico di Dio, di un potere diffuso, di una telecamera (Michel Foucault). Lo sguardo di un ritratto (Jean-Luc Nancy), di una fotografia (Roland Barthes), di un social network. Lo sguardo che da noi parte e a noi ritorna, in una reciprocità che dona – e al tempo stesso riceve – un qualcosa (Maurice Merleau-Ponty). Cosa? Soggettività. Con uno semplice sguardo posso assoggettare l’altro, intimorirlo, annientarlo – oppure gratificarlo in un elogio inaspettato, premiarlo per un’attenzione finalmente concessa, infine amarlo. Uno sguardo completo, totale, dentro cui cullarsi finalmente al centro dell’attenzione, mai come ora amati – che si ribalta in uno sguardo in grado di vedere ogni cosa, che tutto controlla, verifica, sorveglia, induce (e infine conduce).
Cos’è allora, in questa polivalenza, lo sguardo? Qualcosa che mette in gioco il soggetto, che lo chiama (ci chiama) direttamente in causa. Possiamo dire che lo crei? Se non altro contribuisce a formarlo. Dobbiamo resistergli, in virtù di una nostra identità originaria (come se ci fosse stato, nella nostra vita, un momento in cui non siamo stati oggetto di sguardo)? Oppure abbandonarcisi senza alcuna remora, proprio perché da uno sguardo siamo da sempre stati “costruiti”?
Forse quello che possiamo fare è mostrare cosa ci sia “dietro”, guardare lo sguardo dritto negli occhi, e al tempo stesso da una prospettiva laterale. Svelarne con un lavoro critico i doppi sensi, le contraddizioni, le ambiguità, infine i (sempre presenti) effetti di soggettività: prendere coscienza della sua ingombrante (ma spesso invisibile) presenza, ribaltarne i meccanismi vincolanti, per riuscire, finalmente, a non diventarne schiavo.