di Livio Cerneca
Ai primi di marzo il golfo di Trieste ha iniziato a popolarsi di eleganti creature “aliene”, e nei giorni seguenti la situazione ha assunto proporzioni sorprendenti che tuttora permangono.
Migliaia e migliaia di Rhizostoma Pulmo come non se n’erano mai viste tutte insieme occupano la superficie e la profondità del mare. Sono così numerose e accalcate una sopra l’altra che si potrebbe camminarci sopra senza finire sott’acqua. Un fatto veramente straordinario.
In seguito, sono apparse anche vaste chiazze di microalghe rosse che stanno ancora coprendo lo specchio d’acqua costiero.
Gli scienziati ci spiegano che i fenomeni sono causati da molti fattori, come la mancanza di predatori naturali delle meduse – visto che abbiamo fatto fuori quasi tutti i pesci dell’Adriatico -, l’innalzamento delle temperature e altre anomalie causate dall’attività umana. Cose serie.
Dice infatti Paola Del Negro, direttore generale dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs):
Gli ultimi eventi a cui abbiamo assistito rappresentano risposte anomale con cui l’ecosistema reagisce ad alterazioni causate dall’azione dell’uomo e su cui si possono innestare anche cambiamenti climatici
A me sembra sufficientemente chiaro. Ma so che a molta gente serve la traduzione. Eccola: l’abbiamo fatta fuori dal vaso, e stiamo arrivando al dunque.
Sapete qual è stata la prima idea che è venuta in mente a qualcuno per affrontare il problema? “Mangiamocele!”.
E così, vista l’abbondanza di materia prima, sembra che alcuni chef stiano esercitandosi a mettere le meduse in padella, anche se al momento qui da noi non è consentito. Mi direte che in molte zone del mondo le meduse sono già nel menù, e io stesso le ho assaggiate un paio di volte, ma non è questo il punto.
Quello che veramente non so se mi faccia ridere o piangere è che un segno quasi apocalittico, invece di provocare preoccupazione, stimoli l’appetito. Immagino che con le microalghe mucillaginose rosse proveranno a farci una salsa. È un brutto malinteso, come se la campana dell’allarme antincendio cominciasse a suonare all’impazzata e, invece di imbracciare gli idranti, tutti si rimboccassero gongolando il tovagliolo nel colletto per mettersi a tavola pensando che sia ora di pranzo.