Seduto su questo letto, di fronte alla finestra e alla notte, mi sono esercitato, ostinato, a diventare io stesso una lotta
(Il colpevole, Georges Bataille)
Nel 2022, precisamente il 9 luglio, ricorrerà il sessantennale dalla morte di Georges Bataille. Un autore, un pensatore, un bibliotecario, un militante di estrema sinistra, un letterato. Un folle, un perverso, un “pornografo”. Un uomo – a suo modo dotato di una profondissima spiritualità – che ha esteso i propri interessi e lavori dalle ‘Lettere’ di Santa Caterina da Siena ai Cavalli di Lascaux, dall’ano solare al dossier sulla ghiandola pineale, dal Marchese de Sade ai Veda; che ha riformato il surrealismo, ripensandolo come un basso materialismo e sottraendolo (anche grazie alla rivista Documents) alla deriva idealista di Breton. Uno scrittore che ha inaugurato molti temi e stili della letteratura contemporanea; un artista, che ha spaziato dalla poesia erotica agli studi di teologia, dal Collegio di Sociologia all’economia della perdita (considerata ne La parte maledetta nel suo triplo aspetto etico, politico e universale).
Un uomo che ha vissuto le due guerre mondiali, che è stato braccato, inseguito per le campagne francesi dai nazisti; che ancora ragazzo ha dovuto abbandonare suo padre moribondo durante la Grande Guerra, che adulto e in rovina, all’alba della Seconda guerra mondiale, ha cullato l’agonia della donna che amava, Colette Peignot (Laure), mentre a soli trentacinque anni se ne andava sotto i suoi occhi; un padre, che ha dovuto subire l’onta di vedere la propria figlia cresciuta da un altro uomo: un tale Jacques Lacan, sposo in seconde nozze della moglie Sylvia e amico di vecchia data. Lacan che ammetterà sempre malvolentieri la pesante influenza esercitata da Bataille sui suoi lavori, che lo citerà raramente, sempre di sfuggita, e spesso senza riuscire a nascondere un fondo di imbarazzo – come sottolinea Philippe Sollers in questa conversazione con Jean Allouch.
Sono innumerevoli i rapporti di amicizia che Bataille ha intrattenuto con i più importanti pensatori e letterati del suo tempo, da Blanchot a Lacan, da Leiris a Breton, da Caillois a Simone Weil; come è incalcolabile l’influenza che avrà su quelli della generazione successiva, da Foucault a Deleuze, da Derrida a Baudrlillard. Nonostante venga da molti ingiustamente considerato un minore, importante è anche l’eredità culturale e filosofica che Bataille lascia al nostro presente: un’eredità raccolta in Francia in particolare da Michel Surya (che partecipa a questo progetto) e Nancy, mentre in Inghilterra uno dei suoi principali studiosi – in particolare durante i primi anni ’90 – è stato il futuro accelerazionista Nick Land, come sono importanti gli effetti di pensiero che Bataille ha prodotto e non cessa di produrre nel nostro Paese. Gianni Vattimo, nel 1994, in un intervento sulla rivista “aut aut”, già invitava a non sottovalutare il pensiero di Bataille come fucina per le nuove forme di lotta politica spendibili nella post-modernità. Oltre a Vattimo in Italia sono stati molti i filosofi e letterati di spicco che hanno intessuto un intenso “dialogo” con Bataille, su tutti Agamben, Rella, Esposito e Di Vittorio (che partecipa al progetto).
Un altro aspetto inconfondibile di Bataille è il suo stile cangiante, poliedrico, personalissimo: romanzi, poesia, articoli di riviste, diari. In qualunque “genere” si sia cimentato, ciò che sempre trapela dalla sua scrittura è un’incredibile onestà, umana e intellettuale, un bisogno quasi morboso, autodistruttivo, seducente, di autenticità e di intimità. Un’urgenza che non trasuda soltanto dai testi all’apparenza più diaristici, scritti mentre era fuggiasco (come Su Nietzsche o Il colpevole), ma che brilla anche nei suoi lavori eruditi, fino a esplodere addirittura nei romanzi più “scandalosi”, dove il sesso è spesso un velo, una tela su cui dipingere ben più conturbanti sperimentazioni surrealiste, che lavorano dall’interno gli oggetti parziali delle pulsioni freudiane e, con essi, il vertiginoso rapporto che lega angoscia e godimento.
Bataille è stato un interprete acutissimo e precoce degli aspetti più indigesti della teoria freudiana, in particolare per quel che riguarda la “scoperta” degli oggetti parziali/pulsionali e per quanto concerne la problematizzazione di quell'(auto)aggressività fondamentale, che fomenta e tormenta l’essere umano chiedendo solo di potersi sfogare, su cui Freud mette l’accento nel Disagio della civiltà.
Oltre a essere stato un fine e precoce lettore di Freud nella Francia degli anni ’30, negli anni ’40 Bataille (insieme all’amico Klossowski) sarà in Francia anche il fautore della Nietzsche reinassance, grazie alla quale riuscirà a sottrarre il filosofo tedesco dall’angolo nazi-fascista in cui la pessima sorella Elizabeth l’aveva costretto. I due si batteranno in tutti modi per restuire ai testi niciani quella vertigine senza la quale nessuna parola del filosofo tedesco trova il proprio giusto senso. “La mia vita con Nietzsche è una comunità”, scriverà.
Cosa curiosa: Storia dell’occhio, primo libro di Bataille, esce sotto pseudonimo nel 1928, un solo anno dopo la pubblicazione dell’ultimo tomo della Ricerca del tempo perduto di Proust. Il processo di Kafka aveva visto le stampe solo tre anni prima, mentre il Disagio della civiltà uscirà appena due anni dopo, nel 1930. Bataille ha attraversato in modo obliquo la storia della cultura del Novecento, ma è un intellettuale tipico di quel tempo magico, disperato e terribile che si consuma tra le due guerre. Morto nel 1962, viene a volte erroneamente associato – come Lacan, Blanchot e Klossowski – agli autori della generazione successiva (i Foucault, i Deleuze, i Derrida), di cui è stato però ben più maestro che compagno.
L’eros, la chance, il gioco, il misticismo, il sacrificio, l’al di là dell’utile, la dépense, il delicato concetto di sovranità, il rapporto con Nietzsche e con la psicoanalisi, il modo di lavorare dentro la storia (che ispirerà in particolare proprio il lavoro di Foucault) – e poi il concetto di limite, quello di trasgressione, l’idea impossibile della comunicazione tra soggetti come reciproca lacerazione. Sono innumerevoli le entrate possibili per addentrarci nella riscoperta di quello che è stato se non il più grande, certamente il più diffamato e sottovalutato “filosofo” del Novecento. L’eredità politico-culturale di Bataille intreccia etica, eros e politica a un livello intimissimo, ci invita a ripensare dalle fondamenta i nostri più “ovvi” e “quotidiani” concetti di società, di godimento, di economia, di altro, di comunicazione, di tempo, di felicità e di soggetto. Un’eredità che si presenta con un altissimo carattere di (in)attualità, a causa della somiglianza del nostro tragico presente con il periodo tra le due guerre e gli anni ’20/’30; una somilgianza evocata da più parti negli ultimi tempi, ma che il collettivo Action30 (ispirato da Bataille, e che partecipa a questo progetto con alcune strisce del suo libro-fumetto Bazar Elettrico) aveva già iniziato a mettere in evidenza ormai una quindicina di anni fa.
Non resta che iniziare (o ricominciare) a leggerlo, magari lasciandosi “orientare” dalle proposte di lettura e di riflessione che, in pura perdita, come sarebbe piaciuto a Bataille, vi offriremo durante l’anno con l’iniziativa: #MORTIVERSARIO/BATAILLE.
La vita? La morte? Talvolta butto l’occhio con amarezza verso il peggio; non potendone più, recito a scivolare nell’orrore. So che tutto è perduto; la luce che potrebbe infine illuminarmi brillerebbe per un morto. Tutto in me ride ciecamente alla vita. Cammino nella vita, con la leggerezza di un bambino, la reggo. Ascolto cadere la pioggia. La mia tristezza, le minacce di morte, e questa specie di paura, che distrugge ma indica un culmine, si agitano in me; tutto questo mi ossessiona, mi soffoca… ma vado oltre – andiamo oltre.
(Su Nietzsche, Georges Bataille)
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AM
Si. Mi sembra un oblio mnemonico necessario quello di Georges Bataille..
Una ripetizione necessaria per respirare e sentire la carne del mondo. Grazie