A proposito di poetry slam

di Giuseppe NavaPoetryslam

A trent’anni dalla sua nascita e a quindici dalla sua introduzione in Italia, il poetry slam fa ancora storcere diversi nasi, in particolare tra gli ‘addetti ai lavori’ del mondo poetico. Ma pur mantenendo questo suo potenziale di rottura, basta guardare al numero di eventi organizzati in lungo e in largo nella penisola (più di 150 dal maggio 2015) per capire che non si tratta di una qualche novità esotica ed episodica, ma di un movimento dalle solide basi e in continua crescita. D’altra parte è mancato finora un discorso critico consapevole intorno al poetry slam e i suoi aspetti, ed è per iniziare a colmare la lacuna che è stata realizzata la Guida liquida al poetry slam, primo libro italiano interamente dedicato appunto a questa particolare forma di competizione tra poeti. Il volume, significativamente sottotitolato La rivincita della poesia, esce per le edizioni Agenzia X ed è stato scritto da Dome Bulfaro, poeta e performer monzese da sempre attivo sul fronte dello slam e non solo (la sua ricerca integra aspetti di oralità e scrittura della poesia con insegnamento e spettacolo, ed è stato uno dei primi in Italia a realizzare dei progetti di poetry therapy negli ospedali).

Nella Guida si ripercorrono le tappe della storia dello fenomeno-slam in Italia, da quel fatidico 21 marzo 2001 che vide il primo slam italiano (grazie al lavoro e alla dedizione di Lello Voce, che firma anche la prefazione al volume) fino a oggi, passando per la fondazione nel 2013 della LIPS – Lega Italiana Poetry Slam, primo progetto volto a riunire e coordinare la frammentaria scena nazionale in un campionato.

Ma in quanto guida, non c’è solo storia. Si danno definizioni, si approfondisce la questione illustrando format, regolamenti, modalità, ruoli – tra cui emerge quello importantissimo dell’MC, o Master of Ceremonies. Questo termine, mutuato dal mondo rap, indica la persona che in altri contesti verrebbe definita come ‘presentatore’, ma che qui rivendica un ruolo più importante, che Lello Voce assimila a quello del corifeo dell’antica Grecia, colui che “annuncia il ritorno della poesia nella comunità”. Infatti, al di là degli aspetti più immediati – che sono anche quelli più frequentemente criticati, come la gara, la presunta spettacolarizzazione – lo slam vuole per prima cosa riportare la poesia alla gente, in un modo molto semplice: i poeti che partecipano alla competizione sono giudicati da una giuria rigorosamente estratta a sorte tra il pubblico, e al pubblico stesso viene chiesto esplicitamente di farsi sentire, di esprimere la propria approvazione o contrarietà rispetto ai voti dati dalla giuria. In questo modo – e qui sta lo ‘scandalo’ dello slam – si bypassano gerarchie, accademie e circoli, e si realizza un rito di comunanza tra il poeta e il pubblico attraverso le parole, a cui viene data letteralmente voce.

Il volume affronta gli aspetti pratici dello slam, ma insiste soprattutto sui suoi aspetti filosofici e politici, attraverso le testimonianze e le opinioni dei protagonisti di questi quindici anni di poetry slam italiano: poeti che organizzano, conducono, partecipano a eventi in Italia e in Europa, nei locali, nelle scuole, nelle carceri. E non mancano le voci di molti poeti e slammer stranieri, a partire da Marc Kelly Smith, che nel 1986 ebbe l’intuizione di trasformare un reading tradizionale in qualcosa di totalmente nuovo.

Questa Guida è un libro corale e inclusivo, come è tipico dello spirito dello slam. Ma non c’è solo la celebrazione: si dà spazio anche agli aspetti critici e controversi, ai pro e ai contro, alle esperienze problematiche, alle opinioni divergenti. La guida vuole essere infatti anche un punto di partenza per la discussione teorica e critica dello slam, che emerge in tutta la sua complessità, di contro ai giudizi che lo riducono al solo aspetto competitivo (ma i concorsi letterari ‘classici’, non sono anche quelli una competizione?). Un’ulteriore spinta alla crescita di un movimento che comprende e problematizza gli aspetti testuali e orali della poesia, la sua trasmissione/ricezione e quindi il suo rapporto con il pubblico, la sua politicità volta a una riappropriazione della lingua e delle parole; un movimento che “rivendica il nostro diritto di essere ancora proprietari della lingua con la quale parliamo”.

Qui una performance di Simone Savogin, vincitore del campionato italiano di poetry slam 2015.

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