Appunti su una rivoluzione: “Le Redoutable” di Michel Hazanavicius

di Francesco Ruzzier

Non è di certo materia facile, Jean-Luc Godard. Non lo è il suo cinema, non lo è la sua vita né tantomeno il periodo che lo ha visto protagonista assoluto: gli anni Sessanta. I suoi film sono i testimoni di una rivoluzione – cinematografica e politica – che ancora oggi fa sentire il proprio peso. Per raccontarne la storia, Michel Hazanavicius decide di mettere in piedi un’operazione molto simile rispetto a quella di The Artist, spostata dal punto di vista visivo sugli stilemi e i tratti tipici del cinema godardiano: ognuno dei dieci capitoli di cui è composto Le Redoutable ripropone una trovata, un’idea stilistica, un’intuizione meta-cinematografica che ha reso Jean-Luc Godard Jean-Luc Godard. Una scelta che si rivela essere al contempo la più furba (forse anche la più facile) e la più rischiosa; in questo senso però il film ha senz’altro il merito di restituire un’idea complessiva di quello che è stato ed è il cinema maestro del francese. Eppure, a differenza di The Artist, Hazanavicius sembra in questo caso nascondersi troppo dietro all’intuizione alla base del film, limitandosi a dosare citazioni e strizzate d’occhio senza mai osare veramente con un discorso più personale e capace di andare oltre il mero effetto fotocopia.

Quel che ne emerge è il ritratto di un Godard schiavo dell’estremismo delle proprie idee (cinematografiche e politiche), incapace di guardare alla realtà senza filtrarla attraverso il proprio cinema, incapace di instaurare un discorso senza trasformarlo in un dibattito ideologico, impossibilitato a mantenere integro il rapporto con la propria moglie. A fargli da contraltare troviamo appunto la sua compagna, giovanissima, piena di energia ed ostinata a riportare il regista ad una dimensione più umana, ad una visione sul mondo meno distorta ed estremista. Ovviamente, per la giovane Anne, non ci sarà nulla da fare: lo sguardo godardiano è troppo ingombrante, troppo esplosivo, troppo rivoluzionario per essere domato. Lo sa anche Hazanavicius che, come già detto, di quello sguardo si mette a pieno servizio, provando a ricalcarlo stando semplicemente attento a non commettere errori di copiatura.

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