di Marco Pacini
Caro Sars-coV-2,
sei un vero bastardo, ma questo te l’hanno già detto.
Scardini il pneuma, ci uccidi e ci fai nascondere all’ultimo sguardo, alla pietà. Infierisci sui più deboli. Ci porti sull’orlo di una rupe tarpea e poi giochi all’ultimo respiro. «Tu, giù!». «Tu, boccheggia ancora, finché avranno fiato i tuoi “eroi” verdastri e mascherati».
Non ci togli la vita. Ce ne privi, ci fai annaspare. Resti aggrappato fino all’ultimo rantolo, ti godi lo spettacolo della resa di ogni singola cellula di questi tuoi ospiti, che avevano persino raddoppiato l’aggettivazione “sapiens” per definire la loro specie. Tanto per chiarire chi comandava.
E invece comandi tu, col tuo miserabile genoma, quel singolo filamento senza nemmeno una dignità desossiribonucleica.
Cosa vuoi dirci?
Che l’intera pianura padana – con il suo Pil, le sue fashion week, le sue eccellenze a 12 cilindri – era già sull’orlo del soffocamento prima del tuo arrivo?
Che sono le nostre devastazioni a invitare la tua e dei tuoi fratelli che verranno? E che per questo la decrescita non sarà né “felice” né infelice, ma obbligata? Anche dopo il tuo ritiro?
Che la nostra esistenza corporea ha fatto il suo tempo e siamo pronti per un destino contactless già scritto da sempre nella tecnica?
Qualsiasi cosa tu voglia dirci, resti un bastardo. Ma forse anche un bastardo dovrebbe essere ascoltato prima che tutto quello che abbiamo vissuto, letto, condiviso, pensato, sperato.. venga inghiottito dal nuovo pensiero unico: “mettersi al riparo”.