di Francesca Macor
Bill è un emarginato da quando è tornato dalla guerra, vive sotto una collina di terra, caccia conigli per farne amuleti e rifugge il contatto umano. Leonard è un bambino ed è l’unico a passare del tempo con lui: bullizzato dagli altri maschi della sua età, cerca la compagnia delle bambine e sviluppa un attaccamento morboso verso l’uomo. Un’ossessione che non fa che aumentare anche dopo aver assistito a un suo atto di lucida violenza, e che si ripercuoterà sulla sua vita adulta e sulla sua carriera psichiatrica.
Bill, di Helen Humphreys, editore Playground, riprende un fatto di cronaca nera del 1947 e lo analizza nei particolari artefatti della memoria di un bambino, prima di rivelare il quadro intero della realtà. Come la violenza che non è mai evidente, ma consentita, normalizzata e per questo obnubilata, emerge nei comportamenti nei modi più disparati, così scopriamo come ogni singolo dettaglio di questo libro sia collegato al successivo, finché tutto non acquista senso.