di Francesca Macor
Nel mio baule mentale. Per una ricerca sugli inediti di Goliarda Sapienza, pubblicato a novembre 2020 da Aracne editrice, è il lavoro di dieci anni di ricerca dell’autrice Alessandra Trevisan su diversi archivi, fondi, fondazioni e biblioteche, che va ad ampliare la sua tesi in un corposo volume monografico su Goliarda Sapienza.
Il saggio si apre con la biografia di Sapienza, ricavata dall’analisi di lettere, interviste e trascrizioni, che svela aspetti della sua vita familiare rimasti in secondo piano; viene affrontata anche la sua esperienza nel teatro e nel cinema, e come la carriera da attrice la portò alla scrittura.
Centrale è l’approfondita analisi di Lettera aperta, in relazione alle vicende personali e collegate al romanzo e al quadro storico in cui si inseriva, con la comparazione delle tre stesure del romanzo.
Procede infine con gli scritti editi e inediti degli anni Settanta, Ottanta e Novanta: L’Università di Rebibbia, l’esperienza del Gruppo di Scrittura con altre autrici, come si inserì la sua voce in quegli anni e la sua figura attraverso le interviste ad amici e artisti.
Sapienza viene riscoperta in gran parte a partire dal 2008, mentre in vita ottenne visibilità solo in specifici ambienti ignorati dalla critica, le cui attenzioni lei non cercò mai per la sua ferrea integrità morale. Nonostante questo, oggi sappiamo che è un figura fondamentale del panorama letterario italiano del ‘900.
Da autodidatta della cultura, dello spettacolo e della scrittura, ha costruito un pensiero letterario sociale libero dagli schematismi politicizzati e militanti, che lei sembrò rifiutare in favore di una necessità umana, che la portò a farsi incarcerare a Rebibbia, per scoprire quella città dentro la città e le persone che l’abitavano.
Crebbe delle lotte politiche, socialiste e femministe dei genitori, che sicuramente la consacrarono a precorritrice dei tempi nel suo rifiuto al femminismo deviato dal capitale e che oggi conosciamo come liberale, rifacendosi invece a una visione marxista e proletaria che era propria della madre, che però non trovò più che lo spazio di un dovere storico per lei.
Ciò non toglie in alcun modo importanza alle battaglie per i diritti sociali cui prese parte – più di indole che in modo progettuale o per ragioni ideologiche – a modo suo: non con l’attivismo ma con la descrizione umana.
Non proclamando, ma dando voce.