Una fumosa balera vuota ospita un vecchio pescatore di frodo in una notte di maestrale. Un ricordo erotico di infanzia, come il suono di una campana, infrange per un istante la sua monotona quotidianità, fatta di Gratta e Vinci e rimorsi.
L’eros e il potere della memoria: farmaco terribile ed eccezionale, balsamo che – puntuale come una campana di paese – rompe e rischiara le notti di solitudine di un vecchio pescatore (e i suoi occhi di cane). Già il nome, d’altronde, è una condanna: Morlè!






Il #Paziente1 dei Diari del Dottor Zagabria lo trovate a questo link.