I Diari del Dottor Zagabria: Premessa + Paziente #1

Premessa

In quelli di Casanova trovate rocambolesche fughe dai Piombi, amori e arroganti smargiassate; in quelli di Pigafetta avventure nelle Indie Orientali; in quelli di Bligh piani di vendetta o elenchi puntati di piante del pane e traditori del Bounty. Quelli di Montaigne, invece, erano sinceri, e nelle loro pagine non avreste incontrato altro se non il loro autore. I miei di diari, sinceri, non lo sono, e coloro che sperano di trovare ne I Diari del Dottor Zagabria qualcosa del loro autore devono prepararsi a una cocente delusione.

Superati quarant’anni tra le pareti di uno studio psichiatrico triestino, spesi a essere una sorta di diario altrui, ho visto scorrere i miei anni come sedute settimanali; ho ascoltato centinaia di anamnesi fino a che si sono trasformate nella voce della mia stessa coscienza. Finendo per coincidere con il ritmo cadenzato delle nevrosi che curavo, ho visto me stesso combaciare con le cavità anfibie dei ricordi d’infanzia dei miei pazienti, intrappolati tra le pagine dei miei taccuini come rapaci in una rete di inchiostro. Ho deciso, quindi, di illustrare cinque storie, di cinque pazienti, che ho deciso di raccontare con cadenza mensile nella formula del fumetto, e di proporre al pubblico in forma anonima, inviando i miei lavori alla redazione di Charta Sporca.

Il primo episodio tratta di un giovane universitario di Longera, intrappolato dentro l’urticante meccanismo della nevrosi della domenica: quando anche il riposo diventa fonte di esaurimento, l’unica soluzione possibile è sospendere ogni scelta. Nel secondo, un ricordo erotico di infanzia rapisce, nel cuore della notte, un vecchio pescatore di frodo. La Balera diventa ventre materno, lanterna magica, nella quale si proiettano e riprendono vita ricordi sbiaditi: un balsamo che, come il tocco di una campana di paese, orienta lo sguardo verso una vita migliore (ormai trascorsa). Il terzo episodio è un rebus: un uomo anziano, sulla linea 6 (che a Trieste effettua la tratta Gioberti-Barcola) riconosce i controllori in borghese con un rapido sguardo. I ricordi infantili che seguono fanno parte di un fitto sottobosco di Lecci, che ricopre e nasconde Boletus estivi, violenze infantili malcelate e fantasie il cui unico filo rosso pare essere il desiderio di “farsi l’occhio”. Il quarto paziente scrive holy locals (invece di only locals) sul cemento del litorale triestino. Un errore grammaticale, un lapsus calami, che amplifica tragi-comicamente il suo disperato grido di protesta contro il turismo di massa. Trieste invasa dai turisti, d’altronde, richiede soluzioni drastiche. L’ultimo episodio è una traccia di dolore. Una morte prematura segna in una giovane donna, come radici di finocchio nella sabbia di arenaria, profondi canali sotterranei. Nel frattempo tutt’attorno la città continua a muoversi, con i soliti ritmi cadenzati.

Mi chiamo Ivan Zagabria, psichiatra di lungo corso e fumettista. Nei miei Diari non troverete altro se non i miei pazienti: non troverete niente di me nelle mie tavole inchiostrate, e vi auguro di non cercare altro. Se non, forse, voi stessi. Se la cosa non dovesse andarvi a genio… Leggete pure Montaigne.

Dottor Ivan Zagabria (psichiatra, fumettista)

***

Paziente #1

Come l’atto di riporre degli oggetti in un armadio (o cassa), la fine crea un senso di ordine: finire, portare a termine, è l’epilogo necessario degli studi universitari di un giovane adulto della provincia Triestina. 

Ma se al posto della pace, dopo la fine nascesse un’ansia del vuoto (una Nevrosi della Domenica, ci suggerisce Ferenczi), che fare? Occorre ritrovare una Cassa bluetooth persa: occorre scegliere tra le alternative possibili.

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