di Livio Cerneca
I teatranti scaltri hanno spesso approfittato della notorietà televisiva o cinematografica di un determinato personaggio per invogliare un certo tipo di pubblico, quello che non è abituato a frequentare i teatri, ad avvicinarsi all’arte scenica. L’allestimento del Borghese Gentiluomo, la comédie-ballet di Molière, in questi giorni al Teatro Bobbio di Trieste per la regia di Armando Pugliese e con protagonista Emilio Solfrizzi, non coglie invece l’opportunità, e agli spettatori faticosamente strappati al divano propone solo altra televisione di bassa lega, il varietà di seconda serata su un canale Mediaset senza però neanche la “consolazione” di una soubrette scosciata dal seno strabordante.
È praticamente tutto sbagliato, in questa edizione della celebre opera satirica ridotta qui a un’infilata di gag che erano già esauste ai tempi di Totò, cui Solfrizzi sembra fare spesso riferimento nella mimica e nel linguaggio.
I tempi delle battute sono spesso dilatati all’eccesso, e quando incidentalmente una di queste funziona, ecco che se ne abusa, la si ripete, ci si aggrappa disperatamente per far passare il tempo. Il protagonista è l’unico a parlare con accento barese, ma qualche volta se ne dimentica e prosegue la sua parte recitando con dizione impostata.
Una scenografia misteriosa, recuperata e messa insieme da pezzi sparsi in qualche magazzino di fondali dismessi, incuriosisce per la presenza di porte scorrevoli a sbarre, come quelle di un carcere, ed è improbabile che si tratti di un chissà quale riferimento simbolico, visto che più terra terra questa rappresentazione non potrebbe essere. Anche i costumi devono essere stati acquistati in blocco presso qualche mercatino dell’usato o sottratti dalle quinte di una recita scolastica.
E poi, in una commedia secondo il cui testo originale gli elementi musicali e coreografici hanno una certa importanza, la decisione di eseguire le parti cantate in playback infligge il colpo di grazia e consuma qualsiasi indulgenza residua: peggio di così era difficile fare.
Eppure, sorprendentemente, questo Borghese Gentiluomo mantiene e addirittura rafforza la sua carica satirica con un semplice rovesciamento di ottica. L’intento del drammaturgo francese nel XVII secolo era di prendere in giro le debolezze dei borghesi e la spocchia dei nobili. Oggi, con un allestimento di questo tipo, l’oggetto dello scherno diventa il pubblico televisivo, che è orgogliosamente convinto di essere a teatro mentre ciò a cui sta assistendo è solo brutta televisione.
Il Borghese Gentiluomo è al Teatro Bobbio dal 24 al 27 novembre 2017