L’autobiografia di Oliver Sacks presto in libreria anche in Italia
di Livio Cerneca
“Sacks andrà lontano… sempre che non esageri” aveva scritto sul registro il preside della scuola che Oliver Sacks frequentava all’età di dodici anni. E leggendo On the Move, che uscirà a ottobre 2015 in Italia col titolo In movimento, si capisce bene che, effettivamente, Oliver Sacks ha vissuto con frenesia insaziabile.
Il neurologo e scrittore inglese, conosciuto in Italia soprattutto per il grande successo di Risvegli (Awakenings), da cui era stato anche tratto un film con Robert De Niro e Robin Williams, e di L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello (The man who mistook his wife for a hat), entrambi testi basati su osservazioni di pratica clinica con pazienti colpiti da patologie rare, invalidanti e molto bizzarre, anche adesso che ha scoperto e comunicato pubblicamente di avere un cancro in fase metastatica non ne vuole comunque sapere di fermarsi.
On the move è un’autobiografia di quelle oneste e informali, in cui hai l’illusione che l’autore sia un tale che ti si è seduto accanto mentre te ne stavi su una panchina e ha cominciato a raccontarti la storia della sua vita. Ti ha accordato fiducia illimitata, e per dimostrartelo scende quasi subito in dettagli privati, come se avesse bisogno di mettere in chiaro alcune cose prima di spiegarti come ha fatto a diventare Oliver Sacks.
E ti parla della sua fanciullezza agiata a Londra nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Il ragazzino curioso che guarda dalla finestra e cerca di identificare modello e marca delle motociclette che passano in strada è lo stesso che, studente a Oxford pochi anni dopo, si emoziona vagando tra gli scaffali della biblioteca Bodleiana, esplorando i sotterranei del Queen’s College e sfogliando rari volumi del ‘600, incunaboli illustrati e le edizioni originali delle opere di Darwin. Ed è sempre lui che, piuttosto ubriaco, si infila nell’aula in cui si stanno tenendo gli esami per l’assegnazione di un premio universitario in Anatomia e lo stravince pur essendo stato classificato tra gli ultimi in quella materia nel suo corso di studio.
Alla fine del primo capitolo sale un po’ d’invidia per quanta vita e quale gamma di esperienze abbia potuto condensare già solo nella giovinezza questo personaggio che, oltre a essere uno scienziato con una delicatezza non sempre scontata nell’ambiente della ricerca e della medicina, è anche scrittore dalle risorse inesauribili. Appassionato di letteratura, musica, botanica, storia, arte, ardito sperimentatore di allucinogeni e droghe assortite, curioso e maniacale osservatore della mente e delle sue anomalie, quando descrive e commenta le scelte compiute, i suoi successi, gli errori commessi e i disturbi di cui è stato o è tuttora affetto, dosa con naturalezza esposizione trasparente, prosa calibrata, compassione, narrazione sciolta ma dettagliatissima.
Oliver Sacks ammette di essere leggermente prolisso. Si diverte a raccontare delle dispute coi suoi editori e di quando, dopo aver inviato il manoscritto finale di un lavoro e aver chiesto di poter aggiungere ancora delle note esplicative, queste provocarono le proteste del curatore, essendo costituite da un numero di pagine di gran lunga superiore a quelle che componevano il testo principale. Ma gli è stato anche rimproverato di avere una scrittura semplice: il lettore della casa editrice che aveva intenzione di pubblicare il suo primo libro, Emicrania (Migraine), gli scrisse che “il libro è troppo facile da leggere. Questo farà insospettire i lettori. Rendilo più professionale!”
A dispetto della dichiarata verbosità, in On the move si trovano anche passaggi brevissimi, quasi sussurrati, che da soli schizzano tratti essenziali della personalità di Sacks, come quello in cui accenna alle gite solitarie in motocicletta da Londra a Stratford-on-Avon alla fine degli anni cinquanta per assistere a qualunque rappresentazione di Shakespeare ci fosse in programma.
Figlio di un medico internista e di una delle prime donne a specializzarsi in chirurgia nel Regno Unito, Oliver Sacks prova un sincero affetto per i suoi pazienti, e in questo modo riesce a scrivere del loro dolore e delle malattie che li affliggono con rispetto empatico e rigore scientifico allo stesso tempo. È questa una caratteristica del suo stile che probabilmente risale anche al legame col fratello Michael, un uomo buono, sensibile e schizofrenico di cui parla con tenerezza e che ritorna frequentemente nelle pagine di On the move.
La vita che conduce subito dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, divisa tra lavoro e sport, studio e allucinazioni, oceano, deserto e metropoli, insieme al racconto delle circostanze che lo portano a interessarsi dei pazienti colpiti da encefalite letargica e delle difficoltà che deve affrontare per assicurarsi la fiducia di qualche stizzito luminare, confermano ciò che era già facile intuire: il dottor Sacks è un outsider, un ribelle, un idealista, un romantico, e non esita a rischiare in prima persona, perdendoci in un’occasione anche il posto di lavoro.
Le sezioni del libro procedono a salti temporali determinati da memorie interconnesse e associazioni d’idee, mentre qua e là sono inseriti frammenti di diari inediti e brani di sue opere già pubblicate. Le osservazioni naturalistiche che annota durante una permanenza in Canada e i giorni trascorsi in compagnia di due camionisti che lo tirano su dopo che è rimasto in panne con la moto sono appassionanti come i turni di notte alla guardia medica; le fonti remote da cui attinge per investigare su casi clinici che ha sotto agli occhi aprono digressioni sulla storia della medicina; i rapporti intensi, talvolta struggenti, che riesce a instaurare con amici e amanti evidenziano ancora di più la sperduta solitudine di cui è ostaggio consenziente.
Introverso e schivo d’indole, Oliver Sacks sa però anche essere molto divertente. Ci sono aneddoti imperdibili, come quello in cui viene praticamente costretto ad andare con una prostituta a Parigi, o le meraviglie dei suoi incontri con Robin Williams, quando l’attore doveva interpretare il ruolo dello stesso Sacks nel film Risvegli (1990) per la regia di Penny Marshall.
On the move è l’ultimo libro in ordine cronologico, ma è anche quello da cui è meglio iniziare se non si ha mai avuto il piacere di passare un po’ di tempo in compagnia di questo scienziato-scrittore che non è mai cavilloso o ripetitivo nonostante la travolgente loquacità.
E infatti, aveva ragione quel tale della casa editrice: i libri di Oliver Sacks sono facili da leggere. Difficile sarà dover smettere.