di Ruben Salerno
La paura è la via per il Lato Oscuro. All’ira essa conduce, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza…
Il nostro è un paese civile, dicono, mica come quegli zotici guerrafondai degli americani. Al contrario degli USA, questo sì che è un paese per vecchi. Il clima temperato, la proverbiale buona cucina, l’accoglienza e i paesaggi stupendi lo rendono la scelta privilegiata di molti pensionati di lusso: attori, sportivi, cantautori, politici e via dicendo. Questa è la terra dell’Inno alla gioia e delle Vacanze romane. Invece, pur vivendo nel paradiso terrestre, gli italiani sono sempre stati terrorizzati, non nel senso di “timorati di Dio” però.
Uno dei “leitmotiv” che accompagna la storia d’Italia infatti, è la paura dei suoi abitanti di non essere degni di sedere al tavolo delle grandi potenze. Poco importa se questi ultimi hanno alle spalle secoli di guerre coloniali e sviluppo industriale, il bisogno di contare politicamente pervade da sempre l’elettorato di tutti i nostri schieramenti, producendo spesso decisioni scellerate, sia in politica interna che estera. Ciononostante, dalla campagna di Russia alla sottoscrizione del regolamento di Dublino II (quello per cui i richiedenti asilo politico possono ottenerlo solo nello stato di arrivo dell’UE), la subordinazione ai potenti non è mai svanita, checché ne dicano Renzi e i suoi. Prova ne sia che negli ultimi anni abbiamo acquistato dagli americani, pagandoli a peso d’oro, aerei F35 difettosi e droni da guerra disarmati. Con un arsenale di questo calibro non potremmo neppure re-invadere l’Abissinia, figurarsi difendere i sacri confini.
Il che ci porta alla seconda grande paura, quella dell’immigrazione, se non altro storicamente giustificata. Dopo il primo Sacco di Roma (390 a. C.) ad opera dei galli, la penisola è stata invasa via terra o per mare da Annibale, i vandali, i visigoti, i germani, i normanni, gli arabi, i lanzichenecchi, gli spagnoli, i francesi, gli austriaci e infine i nazisti e gli americani. Ora che questo genere di rischio non esiste più (sempre che l’Isis non estenda le sue mire più a nord), il terrore investe sia quei disgraziati che approdano sulle coste meridionali, fuggendo da guerre o miseria, sia i tanti che, in cerca di lavoro, transitano per le autostrade e i treni del nord-est. Alle questioni di integrazione e assimilazione, presenti da secoli nei paesi a cui vorremmo assomigliare, i governi che si sono succeduti hanno sempre dato risposte insufficienti o parziali, si vedano la legge Bossi-Fini o le operazioni Mare Nostrum e Triton. Così, dum Romae consulitur, la paura cresce, alimentata da informazione e politicanti interessati, trasformandosi in odio. Prima gli italiani! gridano le fazioni a caccia di voti, come se il lavoro e la competitività del nostro mercato dipendessero dai poveracci di cui sopra. Case popolari occupate, rapine, scippi e stupri sono in crescita preoccupante, urge un rimedio ma quale? Nel paese più famoso al mondo per la mafia e il crimine organizzato la risposta non dovrebbe essere così ardua da scoprire. Superior stabat lupus…
Ahi serva Italia, di dolore ostello, sei tu lupo oppure agnello? L’incapacità nel prendere posizione è una piaga del popolo italiano e dipende da una terza grande paura, quella delle ideologie. Il timore di un’altra “svolta autoritaria” da un lato e il terrore del “pericolo rosso” dall’altro hanno fatto sì che il potere sia sempre stato in mano ai cosiddetti moderati. Dalla fondazione della Repubblica (2 giugno ‘46) si sono susseguiti 63 governi, 26 presidenti del consiglio e 17 elezioni politiche. Per diciassette volte gli italiani hanno rimesso in mano alle stesse persone il diritto a decidere e legiferare. Il continuo fare e disfare ha portato a un’impasse che dura da quasi settantanni e che ha generato caste e gruppi di potere talmente ben radicati da essere inamovibili, con buona pace dei rottamatori. Esperti nell’intessere rapporti clientelari, hanno sempre trovato il modo di uscire vittoriosi dagli scandali e dalle inchieste, stemperando le ire dei manifestanti scesi in piazza. Ciò che è successo in questi giorni a Milano ne è la prova lampante, un manuale di perfetta arte politica. Sono riusciti ad arraffare tutto il possibile tra gli appalti Expo, finendo i lavori in tempo grazie a leggi speciali e ulteriori stanziamenti di fondi. Hanno lasciato che i soliti black-bloc devastassero qualche zona della città, annullando di fatto i contenuti della vera protesta, senza però commettere gli errori di Genova. Infine, da salvatori della patria, sono scesi per le strade a cancellare i graffiti e raccogliere cartacce, coinvolgendo la collettività e le associazioni benefiche. Evviva l’Italia che cambia! #sensocivico #jesuisnetturbino #democrazia #abbiamoquellochecimeritiamo