di Lilli Goriup
Un ragazzo in abiti scuri sta in bilico su di una mattonella, che a sua volta galleggia sopra una distesa d’acqua chiara. Che sia uno studente lo si evince dalla cartella che stringe in una mano e dalla sua giovane età. Porta gli occhiali, un berretto e un cappotto di sapore vintage. Attorno a lui s’intrecciano luminose variazioni di grigio emanate dalle nubi, dal mare e dalla pavimentazione stradale; sullo sfondo, intanto, una nave sbuffa una nuvola di fumo.
La surreale scena è stata catturata, in bianco e nero, non a Parigi dall’obiettivo di Robert Doisneau bensì a Trieste, dalla macchina di Mario Magajna, storico fotoreporter del Primorski dnevnik, il quotidiano della minoranza slovena in Italia e in particolare in Friuli Venezia Giulia. A lui è dedicata una mostra diffusa tra Cividale del Friuli – Čedad e san Pietro al Natisone – Špeter, visitabile fino al 30 settembre 2017.
Omaggiato in Slovenia, immeritatamente semi conosciuto tra il pubblico italiano, Magajna è stato un testimone del Novecento. Ha raccontato il secolo breve in immagini, scattate dal punto di osservazione privilegiato del confine. L’anno scorso avrebbe compiuto cent’anni: nacque a Križ – Santa Croce di Trieste, sul Carso, nel mezzo della Prima guerra mondiale; sua madre era slovena, suo padre un soldato austroungarico. La riforma scolastica Gentile gli impose di studiare in italiano. In quanto figlio illegittimo non gli fu permesso di farsi prete e dunque si mise a immortalare:
“Di ogni fotografia che scatto so che entrerà a far parte della Storia. È molto più che scrivere un semplice articolo. È qualcosa di vivo, che affascina l’uomo”, aveva detto Magajna al quotidiano Primorske novice nel 1983, dopo essere stato premiato dall’Associazione dei giornalisti della Slovenia. Magajna fu un antifascista, militante nella guerra di Liberazione e forse non a caso la sua dichiarazione al Primorske novice sembra quasi riecheggiare la concezione della Storia che Italo Calvino, scrittore partigiano, mise in bocca a un personaggio del suo romanzo d’esordio:
Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano.
50mila sono le fotografie pubblicate da Magajna e oltre 260mila i suoi negativi, custoditi nell’archivio della Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste: tutti tasselli che vanno a infoltire la trama della Storia. Si tratta di quei “piccoli gesti anonimi” come anche di gesta più note; si spazia dal fatto di cronaca locale, ad esempio il funerale di paese, all’ingresso dei partigiani titini a Trieste. Vi sono poi la fame del dopoguerra, scavata nei volti ritratti negli anni Cinquanta; la ripresa degli anni Sessanta, fatta di spiagge a pois e occhiali da sole; piazze piene di pantaloni a zampa negli anni Settanta; esercizi ginnici in vista del Primo maggio nella vicina Jugoslavia.
La mostra è visitabile gratuitamente fino al 30 settembre 2017 a Cividale del Friuli – Čedad e san Pietro al Natisone – Špeter. Qui una parte dell’esposizione è ospitata dal Museo SMO (Slovensko multimedialno okno – Finestra multimediale slovena), dedicato al paesaggio culturale dell’Alpe Adria. La parte più consistente della mostra si trova invece all’interno della chiesa di Santa Maria dei Battuti a Cividale. Altre fotografie di Magajna sono in esposizione in Slovenia, a Kočevje, fino al 2 dicembre. Dal sito www.magajna.eu sono tratte le informazioni biografiche e relative alle mostre; a quell’indirizzo sono disponibili delle photo gallery con alcune opere di Magajna.