di Francesca Macor
Bottigliette di Sophie van Llewyn, Keller Editore, è un romanzo giocato sull’equilibrio degli opposti: è delicato nel raccontare la brutalità degli abusi subiti dai servizi segreti; è ironico di fronte all’impotenza a cui si viene costretti dal potere; porta la magia folklorica a compenetrarsi con la cruda, violenta realtà della dittatura.
Sotto la dittatura romena degli anni ’70, una giovane coppia di sposi finisce nel mirino dei servizi segreti a causa del fratello di Liviu, fuggito all’estero, e perché Alina si rifiuta di denunciare un’allieva in possesso di una rivista proibita.
Liviu viene emarginato e assegnato a un lavoro inferiore alle sue capacità, mentre Alina comincia un calvario di molestie da parte degli agenti e della madre. La costante oppressione fisica e psicologica subita porterà la coppia ad allontanarsi e odiarsi sempre di più, finché i due non decideranno di tentare una rocambolesca fuga dal paese.
Fuga che sarà aiutata dall’eccentrica zia di Alina, depositaria di antichi e magici rituali popolari che saranno determinanti per liberare Alina dalla spirale di violenza che la trattiene.
Una fiaba dove la magia non è un deus ex machina che salva la principessa impotente, bensì un potere che la protagonista deve infine risolversi a usare per sopravvivere, con tutte le conseguenze che esso comporta.