Tempo fa, la stampa locale ospitò sulle sue pagine un dibattito sui festival di letteratura in città, strumenti – si diceva – per recuperare la “vocazione letteraria” della città e darle nuovo slancio. Mentre in superficie si agitava un ragionamento sulla “forma-festival”, anche noi – nel sottosuolo della nostra posizione culturale, quella inattuale, critica, per certi versi minoritaria – ci trovavamo immersi nella questione. Letteraria nasceva dall’esigenza di portare avanti, fino al salto di qualità della nostra esperienza, ciò che da tempo eravamo impegnati a proporre: l’intervento culturale del nostro gruppo, di volta in volta redazione, comunità, soggetto culturale, associazione, spazio di pensiero, tempo critico.
Ciò che Letteraria – ancora in corso d’opera – ci consegna, è l’esperienza della difficoltà, dello scostamento tra la parole e la loro pratica. Saltavano autori, treni (a causa degli scioperi), viaggi, ma saltavano anche gli spazi culturali della città, la libreria In der Tat che contestualmente alla presentazione della nostra proposta dava l’annuncio della sua chiusura (duro colpo alla città che vivevamo), ma anche il Serra Hub, dove inizialmente doveva prendere forma buona parte del nostro programma. Ci confrontavamo con il reale e le sue contraddizioni: Letteraria, la forma dell’intervento di Charta Sporca, sbatteva contro muri, malintesi, imprevisti.
Mentre la “fatica del concetto” si faceva realtà, incontravamo però nel nostro cammino nuove persone – giovani, studenti, pensionati, poco importa – ed altri soggetti culturali, il Caffè San Marco, il Lettera viva, le associazioni T con zero, LIPS, Territori delle idee, l’editore Mimesis. È con loro che abbiamo costruito gli spazi per dare respiro culturale alla città. E con loro gli autori e i loro libri: l’intreccio di storia e biografia di Silvia Capodivacca in “Novecento”, lo scoprire il mondo “Oltre le favole” di Tommaso Di Dio, l’attenzione alla scrittura nelle vicende del nostro passato ne “La grande A” di Giulia Caminito, l’indagine della nostra attualità per mezzo della letteratura nel “Tempo senza scelte” di Paolo Di Paolo, lo sguardo sulle periferie in “Cleopatra va in prigione” di Claudia Durastanti.
Volevamo indagare lo sguardo di una generazione: lo abbiamo trovato complesso, critico, attento, mai banale. Nel prossimo numero cercheremo di rendere conto di queste sensibilità: lo faremo con una pubblicazione speciale, dedicata integralmente a Letteraria, con il resoconto delle presentazioni, interventi degli autori, estratti dei loro libri, interviste. E poi? La nostra speranza è che Letteraria, quest’anno al suo esordio, possa ritornare nel 2018 – con nuovi autori e nuove storie da raccontare. Dipende certo da noi, ma anche dal supporto che voi lettori avete saputo (e, speriamo, saprete) darci. Poiché una comunità è tale solo se in grado di raccogliere e far proprio un appello: obiettivi comuni, pur nella diversità delle strategie e idee. Con uno sguardo critico, sempre.