“Midnight Special” di Jeff Nichols: i want to believe

di Francesco Ruzzier

MIDNIGHT SPECIAL

Che fine hanno fatto i grandiosi ideali di conquista dello spazio che avevano fatto sognare ad occhi aperti milioni di persone? Cos’è successo alle ambizioni di intere generazioni che hanno cercato di realizzare imprese più grandi della vita? Con queste ed altre domande prende vita l’ultimo, geniale, romanzo di Dave Eggers – I vostri padri, dove sono? E i profeti, vivono forse per sempre? – dove un trentenne fuori di melone rapisce un astronauta della NASA accusandolo di aver contribuito, con la cancellazione di tutti i voli spaziali, alla distruzione dei sogni e delle ambizioni di un’intera generazione. Un incipit che effettivamente riesce ad inquadrare alla perfezione uno dei dilemmi che attanaglia da sempre tutte le generazioni “perdute”: come siamo arrivati fino a questo punto? Com’è possibile che al giorno d’oggi sia così difficile sognare in grande e pensare di poter realizzare l’impossibile? La risposta, per quando ovviamente ultra-semplicistica, potrebbe essere che viviamo in un mondo in cui lo sviluppo tecnologico viaggia ad una velocità tale che qualsiasi idea viene realizzata prima che possa trasformarsi in un sogno collettivo, tanto che anche perfino il povero James Bond ha dovuto rinunciare ai suoi storici gadget futuristici perché probabilmente nel lasso di tempo tra le riprese e l’uscita del film, sarebbero apparsi agli occhi del pubblico come degli utensili preistorici.

A questo va aggiunto il distacco totale dalla vita vera in cui la frammentarietà della quotidianità – vissuta tra social network, smartphone e tablet – non permette altro che un continuo gioco di rimandi, citazioni di citazioni e scarti parodici che spesso e volentieri precludono ogni possibilità di vivere pienamente e, quindi, di sognare. A livello cinematografico tutto sembra ormai già stato detto, scritto, visto e raccontato e, schiacciati dal peso di un passato che nessuno sembra aver la forza di superare con la dovuta decisione, l’unica via percorribile appare quella del ripescaggio, del remix e del rimodellamento dei i miti di ieri. In un contesto come questo il genere che più degli altri avrebbe la possibilità (e il dovere) di riportare negli spettatori la capacità di meravigliarsi è sicuramente la fantascienza. Ma se da un lato le possibilità di oggi di ricreare a livello visivo universi, creature e situazioni sono infinite, dall’altro l’eccessiva sovraesposizione ad immagini ultraspettacolari sembra aver precluso agli spettatori la possibilità di stupirsi veramente. Intanto però c’è chi sta iniziando ad affrontare l’argomento dalla giusta angolazione, confezionando una fantascienza che mira a rieducare il pubblico alla meraviglia: capostipite di questa (per ora piccola) corrente è sicuramente l’Interstellar di Christopher Nolan, che ha fatto del recupero dello spirito per l’avventura e l’esplorazione il motore di tutto, ma a dare un sostanzioso contributo c’ha pensato anche Jeff Nichols con il suo Midnight Special, presentato in concorso alla 66ª Berlinale.

Il regista di Mud e Take Shelter decide di ambientare la sua prima esperienza sci-fi in un Texas che, sebbene appartenga ai nostri giorni, appare quasi invariato rispetto agli anni ’80, congelato in un’atmosfera apparentemente immutabile: un obbligato omaggio al cinema di Carpenter e Spielberg, che però non si esaurisce in uno sterile citazionismo, ma che piuttosto sembra voler partire da lì, rievocandone lo spirito e quella sensazione che da un momento all’altro possa accadere qualcosa di sensazionale.

Così, fin dalle prime battute, ci si ritrova immersi in una fuga che vede coinvolti un padre e il figlio di otto anni, braccati da un’America che vuole studiare e far luce sui misteriosi poteri alieni del bambino, in uno scenario che spazia dalle sette religiose agli scienziati, tra l’amore familiare e l’odio dei fondamentalisti, tra la paura e la fede.

Perché Midnight Special racconta prima di tutto di due genitori che cercano di proteggere con le unghie e con i denti il proprio figlio da un mondo esterno che vuole vampirizzare la sua unicità e che da sempre cerca di dare una spiegazione scientifica a ciò che non si comprende immediatamente. E Nichols sottolinea continuamente come la forza dell’amore dei genitori stia proprio nel cercare di andare oltre ogni logica possibile, maturando in questo senso la consapevolezza di dover trovare la forza per fidarsi e credere che il proprio figlio debba essere messo nella condizione di potersi esprimere, di poter essere libero di creare e inventare, di poter sprigionare senza impedimenti ed influenze esterne ciò che nasconde dentro di sé. E non importa quanto siano inquietanti i bagliori di luce che fuoriescono dagli occhi del bambino, non importa se da un momento all’altro una pioggia di meteoriti possa disintegrare qualsiasi cosa: conta solamente non smettere mai di credere in quel bambino, credere nella sua missione e nel suo scopo.

Così, Midnight Special si rivela per essere una lucidissima metafora su quanto sia importante non smettere mai di difendere il nuovo, senza paura e senza metterlo in discussione, perché solo così sarà possibile tornare a meravigliarsi per qualcosa di stupefacente e inaspettato, come una città che dal nulla appare nel mezzo di un campo di grano.

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