Musica o barbarie: Dos Atomos di Dos Monos

di Alessandro Sbordoni

Dos Atomos di Dos Monos (Deathbomb Arc, 2024)

Il 31 Maggio 2024, Dos Monos, il gruppo di hip hop sperimentale formato da Zo Zhit, Taitan e NGS, ritorna alla musica del passato per saccheggiarla. Se il teorico americano Fredric Jameson aveva definito il pastiche come la strategia culturale del tardo capitalismo, l’ultimo album dei Dos Monos lo farà rivoltare ancora e ancora nella tomba.

Dos Atomos, il terzo album dopo Dos City e Larderello, rilasciati nel 2019 e nel 2022, rappresenta la seconda fase dell’operazione musicale del gruppo di Tokyo. In un pastiche di musica popolare e musica d’avanguardia di un’altra era (dal jazz al noise, dall’heavy metal alla trap, attraverso l’hip hop e il J-rock), Dos Monos è la promessa di un futuro che non è ancora esistito. Infatti, come rappa Taitan in QUE GI, il primo singolo dell’album: “全部お前にあげる / 日本の未来も” (“Ti darò tutto / anche il futuro del Giappone”).

Dos Atomos, letteralmente “due atomi” in spagnolo, ma tradotto in modo erroneo come “atomi 2.0”, in analogia con il nome del gruppo (Dos Monos, ovvero “scimmie 2.0”, a detta di Zo Zhit), è un concept album sull’identità del Giappone nell’epoca postatomica. Il Giappone, la nazione del Sole e della bomba all’idrogeno, è la cultura asiatica del consumismo di stampo liberista. Ma è anche la nazione del comunismo della decrescita di Kohei Saito.

In ogni caso, Dos Atomos è una bomba soprattutto a livello culturale: una sorta di esplosione dentro al presente. Per oltre trenta minuti, generi musicali diversi e sonicamente distinti sono messi l’uno dietro l’altro in modo efferato: premi play e manda avanti veloce per arraffare cinque canzoni differenti al prezzo di una. Il gruppo formato da Zo Zhit, Taitan e NGS non ritorna dal presente per rimpiangere con nostalgia il passato ma per fare una razzia.

Il pastiche, secondo Fredric Jameson, è il segno di un mondo trasformato dal consumo senza fine. In assenza di una storia “propria”, non è altro che un simulacro, nel senso platonico di questo termine: una copia senza originale. O ancora, una copia che ha depredato il concetto stesso di “originale”. È questa la vendetta del falso da parte della cultura hip hop: dal campionatore di DJ Kool Herc in poi.

Con Dos Atomos, Dos Monos afferma che il futuro è sempre al di là del bello e del brutto. Per definizione, la musica del futuro prossimo è sempre barbara. È questo, per esempio, il barbarismo della deconstructed club, un genere di musica popolarizzato durante le serate GHE20G0TH1K a New York, caratterizzato dalla dissolutezza dei generi musicali, mixando insieme rap, drum and bass, post-punk, reggaeton, heavy metal e musica industriale con suoni di elicotteri, rumori di fucili e così via, il tutto riprodotto dagli amplificatori in formato MP3. Ma è anche la filosofia dell’hip hop, dove quest’ultimo, per citare Kodwo Eshun, non è un genere tra gli altri ma piuttosto un “approccio concettuale” alla struttura della musica. Infine, il suono di Dos Atomos è segnato dalla nuova scena del rock d’avanguardia inglese, e in particolare dai black midi, per cui Dos Monos ha fatto da spalla durante la tournée europea del 2022. Morgan Simpson, il batterista dei black midi, ha collaborato alla registrazione di due canzoni dell’ultimo album, così come Otomo Yoshihide, leader del gruppo noise Ground Zero.

Dagli Stati Uniti e l’Inghilterra fino al Giappone, il suono del passato, dalla musica pop alla musica sperimentale, non esiste più tranne che per essere distrutto e cantato in quanto tale. “Forse sono crudele? Ma io dico: a ciò che sta cadendo si deve dare anche una spinta!” È questo, secondo Friedrich Nietzsche, il “preludio di ancora migliori musicanti”.

Se la musica di Dos Atomos è barbara, e perfino crudele, è perché è già la musica di un altro presente; la fine non sarà niente meno che un’esplosione.

Riferimenti

Eshun, Kodwo (2021). Più Brillante del Sole: Avventure nella Fantasonica (Trad. Alessandro Mazzi). Roma: NERO.

Jameson, Fredric (2007). Postmodernismo: Ovvero la Logica Culturale del Tardo Capitalismo (Trad. Massimiliano Manganelli). Roma: Fazi.

Nietzsche, Friedrich (1968). Così Parlò Zarathustra: Un Libro per Tutti e per Nessuno (Trad. Mazzino Montinari). Milano: Adelphi.


Alessandro Sbordoni è nato a Cagliari nel 1995. È l’autore di The Shadow of Being: Symbolic / Diabolic (2a edizione, Miskatonic Virtual University Press, 2023) e Semiotics of the End: On Capitalism and the Apocalypse (Institute of Network Cultures, 2023). Alessandro è un Editore della rivista inglese Blue Labyrinths. Vive a Londra e lavora per la rivista scientifica Frontiers.

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