di Alina Tomasella e Stefano Tieri
Germania, 1455. Gutenberg mette a punto l’invenzione della stampa a caratteri mobili, consapevole di star rivoluzionando nientemeno che la storia dell’umanità. Si trova però dinanzi a un grosso problema: quale libro dare per primo alle stampe? Al suo cospetto gli si presenta Dio, con sottobraccio il manoscritto (anzi: il manoscolpito) di quella che definisce la sua “autobiografia”.
È questa la scena iniziale de “La bibbia riveduta e scorretta”, il nuovo musical degli amatissimi Oblivion – Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli –, andato in scena al teatro Rossetti di Trieste dal 23 al 27 gennaio.
In un vortice di mirabolanti sketch comici, musicati e cantati con maestria, gli attori ci catapultano nell’epoca a cavallo tra il Medioevo e l’Età Moderna, in un’Europa che, proprio con l’invenzione della stampa, sta voltando pagina nella sua storia (“Hurrà per la nuova età! Medioevo io ti dico addio”).
Protagonisti della vicenda sono nientemeno che Gutenberg e Dio, che inscenano il primo braccio di ferro della storia tra autore ed editore. Il primo deciso a restare fedele alla propria opera, il secondo tutto impegnato nel trasformare in un successo editoriale quello che considera un insieme di storie scollegate e bizzarre. Ed è così che, in questa lotta, prendono vita all’interno della tipografia le vicende più incredibili dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ci sono Adamo ed Eva, il patto tra Abramo e Dio, Caino e Abele (che diventa una sfida a là Master Chef), ci sono Giona e la balena, Davide e Golia, Sansone e Dalila, gli animali sull’arca di Noè (dove scopriremo come mai si siano estinti i T-rex), la nascita di Gesù e – immancabile – l’ultima cena, dove si è dovuto prenotare un tavolo per 24 perché tutti stavano seduti sullo stesso lato.
Attorno al particolare duo si costruisce una trama grottesca, condita da un flirt improbabile tra la segretaria di Gutunberg e Dio (accusato di poligamia), e diverse disavventure che ostacolano la buona riuscita della titanica impresa editoriale. Colpa di una megera finanziatrice, protettrice di un emergente scrittore di science fiction – “J C” – ai più noto come Gesù, in piena ribellione adolescenziale.
È indimenticabile, nel secondo atto, l’entrata in scena di questo ragazzo che scimmiotta le ultime tendenze trap, nei modi e nella musica, e subito entra in conflitto con il Padre – per antonomasia – nella redazione del finale del libro. Uno scontro che si fa subito teologico, ed è qui che gli Oblivion dimostrano di conoscere bene il testo sacro su cui si fondano ebraismo e cristianesimo. Lo fa notare anche il regista Giorgio Gallione: gli Oblivion ai suoi occhi sono “cinque instancabili contaminatori, cinque sorridenti secchioni (per questa Bibbia riveduta e scorretta hanno studiato più di tanti seminaristi e teologi), portatori sani di leggerezza (che non è futilità) e di rigore”.
Per raggiungere questa particolare leggerezza di fondamentale importanza è stata la componente musicale, con la quale hanno voluto omaggiare la storia del genere del musical. Come ha osservato l’autore della partitura Lorenzo Scuda, “Ci siamo trovati a discutere che genere di Musical fare. Non trovando un accordo, abbiamo deciso di farli tutti”. Con sonorità che spaziano da Vivaldi ai Rammstein e citazioni e richiami a Cole Porter, Stephen Sondheim, Lloyd-Webber,… Tutti brani originali: una netta distanza rispetto agli sketch che hanno reso famoso il gruppo, che si richiamava apertamente – per irriverenza e capacità canore – allo storico Quartetto Cetra, e che recuperava brani celebri rivedendone il testo.
Gli Oblivion firmano così un nuovo piccolo capolavoro: se cercate una risata intelligente, unite a buona musica e trovate irriverenti, La Bibba riveduta e scorretta è lo spettacolo che fa per voi.