Sembra ieri quando il primo numero di Charta Sporca veniva dato alle stampe. E invece era l’autunno del 2011. Da allora siamo cresciuti: non solo di numero, ma anche per esperienza, riuscendo a formare una testata culturale in grado di suscitare interesse anche al di fuori del circuito universitario, da cui siamo partiti e dove abbiamo, finora, più concentrato la nostra diffusione. Così come manifestazioni d’interesse in numero sempre maggiore sono giunte da oltre i confini – prima cittadini, poi regionali – dove le copie del nostro periodico sono state distribuite.
Bisogna ammetterlo: all’inizio avevamo sbagliato i conti. Con in mente la scarsa considerazione verso la cultura da parte di coloro che ‘contano’ (“con la cultura non si mangia”, disse un ministro dell’Economia), pensavamo che un progetto editoriale del genere non avrebbe mai potuto prendere piede. A maggior ragione, quanto spazio potrà mai guadagnarsi la cultura critica (quella che, nel nostro piccolo, stiamo cercando di proporvi), ovvero un tipo di “pensiero inattuale” che metta continuamente sotto scacco ciò che viene ritenuto normalità dal nostro oggi? Un tipo di cultura che prenda in considerazione tanto quei “ieri” di cui si sono perse le tracce, tanto l’attualità colta da una prospettiva diversa, quindi eretica? Molto poco, pensavamo.
Ebbene: ci eravamo sbagliati. È con questa consapevolezza che oggi inauguriamo il nostro nuovo sito, il quale accompagnerà le uscite del periodico cartaceo (pubblicato bimestralmente). Gli farà in qualche modo da ‘spalla’, potendo permettersi di affrontare le questioni più spinose del nostro presente senza preoccuparsi dei tempi (e degli spazi) proprî di un giornale cartaceo. Fermo restando che, a noi, resta completamente estranea la logica dello “stare sul pezzo”.
Come si sarà forse notato, è cambiata la testata. Il nome Charta Sporca sarà da oggi accompagnato, sul sito, dalla dicitura “pensare inattuale” di nietzscheana memoria: “Sono sempre più indotto a credere che il filosofo, come uomo necessario del domani e del dopodomani, si sia trovato in ogni tempo in contraddizione con il suo oggi: il suo nemico fu ogni volta l’ideale dell’oggi”, scriveva il filosofo dello Zarathustra in Al di là del bene e del male. Per poi aggiungere: “Sinora tutti questi eccezionali fautori dell’uomo, ai quali si dà il nome di filosofi e che raramente si sentirono amici della verità, ma piuttosto sgradevoli giullari e pericolosi punti interrogativi – hanno trovato […] la grandezza del loro compito nel costituire essi stessi la cattiva coscienza del loro tempo”.
Qualche punto interrogativo in più, in un’epoca di facili certezze: ecco la nostra più grande ambizione, ecco la cifra della nostra inattualità.