“Perché il femminismo serve anche agli uomini”. Lorenzo Gasparrini

di Francesca Macor

Ho perso il conto di quante volte mi sia trovata a spiegare che il femminismo non riguarda solo le donne: Lorenzo Gasparrini, in Perché il femminismo serve anche agli uomini, Eris edizioni, lo fa in modo puntuale, mostrando come chiedere parità di diritti non significhi toglierli a qualcuno che già li ha. Il femminismo combatte la prevaricazione su tutte e tutti, cerca la parità per tutte e tutti, meglio ripeterlo ancora. È un fenomeno molto attuale – che però si ripresenta periodicamente in concomitanza con le ondate femministe – quello della crisi del maschio che si sente messo sotto accusa dai soli termini patriarcato e privilegio, e che automaticamente fa la sua contro accusa di sessismo anche alle donne.

Il “patriarcato” è un sistema di potere che reitera ruoli atti a favorire l’oppressione di certi soggetti sociali. Il “privilegio” è avere meno ostacoli sociali in base al proprio sesso e alla propria estrazione sociale. Nessun genere viene specificato e infatti chiunque può subirlo e attuarlo, ma il sistema di potere si basa naturalmente sulla figura del maschio bianco.
Gasparrini procede a spiegare in modo elementare l’illusione della libertà che viene data agli uomini e come il femminismo sia il modo per accorgersene, introducendo i – sconosciuti in Italia – men’s studies: ruoli precisi e conformati, comportamenti stereotipati e modi di apparire predefiniti, del tutto simili a quelli imposti alle donne, che con cinque (non) facili esami di autocoscienza possono essere perlomeno individuati.
Perché ancor più delle donne (che sono le nemiche di loro stesse e blablabla), sono proprio gli uomini a mancare di relazioni affettive e affettuose con altri uomini al di fuori dell’ambito familiare; ad essere bisognosi di relazioni non regolate da potere o cameratismo, e della libertà di mostrarle.

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