di Enrico Giacomini
Qui la pioggia ha sorpreso gli uomini,
violenta e improvvisa
nel riempire le crepe di giugno
con la puntualità delle estati
passate. (E se mi affaccio
alla finestra, nulla
sembra cambiato.)
infilzato
in un’attesa di ruggine, ancora
ritrovo sull’orlo dell’orto il ricordo
del tuo vecchio forcone.
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“Satu Ricut, mi soi propit
stufade des besties.” mi dice
Robertina per l’ennesima
volta. “Ma non delle galline, loro
mi sono amiche: quando gli parlo
rispondono sempre.”
E se tu
fossi qui, l’avresti lasciata
parlare, ascoltandola
con la stessa pazienza
di sempre. E alla fine l’avresti
buttata sul ridere, rivolgendoti
a me, che non potevo capire
ancora, e ti guardavo
imbarazzato.
(La solitudine degli anni
in fondo bisogna saperla raccogliere
in qualche modo, e voi lo avete fatto:
dentro il metro quadrato
di un pollaio, nelle piccole
scadenze dell’orto…)
“E non c’è niente di male.”
– dicevi. Ma ora lo so
che non stavi del tutto
scherzando.