Venerdì 3 giugno, alle ore 18 nella libreria Dedalus (via Torrebianca 21/a, Trieste), l’associazione culturale Charta Sporca presenterà “Pensare la fine. Discorso pubblico e crisi climatica” (ed. Meltemi). L’accesso all’evento è libero.
La nostra rivista ha pubblicato, per gentile concessione di autore ed editore, un estratto del libro, che è possibile leggere qui.
La recente accelerazione della crisi climatica e ambientale non trova soluzioni adeguate. L’ipotesi da cui prende le mosse il saggio di Marco Pacini è che per imboccarne una via d’uscita risulti indispensabile la pratica di un pessimismo attivo e creativo, anziché la predicazione di un ottimismo ottuso. In altre parole, sarebbe necessario maturare culturalmente e psicologicamente un “pensiero della fine” così da poterla evitare, un pensiero che si sottragga ai cortocircuiti responsabili dell’inazione o, peggio, di azioni prigioniere di una sorta di doppio legame tra doveri green e standard di vita irrinunciabili perché presunti sostenibili. La maturazione di un pensiero in grado di sostenere la sfida dovrà partire dalle parole che nutrono il discorso pubblico, così da sottoporle a uno “stress test” in quello che Bruno Latour ha definito “nuovo regime climatico”.
Marco Pacini è stato caporedattore de “L’Espresso” fino al 2020, dopo una lunga esperienza giornalistica. Nel 2005 ha ideato il progetto culturale “Vicino/lontano” che ha dato vita all’omonimo festival e al Premio Terzani. Ha diretto una collana di saggi per Forum Editrice Universitaria Udinese e ha già pubblicato Epocalisse (2018). Attualmente fa parte della redazione della rivista filosofica “aut aut” e della giuria del Premio Terzani.