Intervista a Franco Rotelli
di Andrea Muni e Stefano Tieri
Nell’ultimo anno la disoccupazione giovanile a Trieste è cresciuta del 10,7%, la fuga dei cervelli sembra inarrestabile, mentre gli spazi cittadini che vengono destinati alle giovani generazioni restano molto pochi. In questi giorni si sta presentando un’occasione per cercare di contrastare questa tendenza. La si saprà cogliere?
Da alcuni mesi l’associazione Con/F/Basaglia sta organizzando degli incontri allo Spazio Rosa del comprensorio di San Giovanni, nei quali discutere delle sorti del finalmente ristrutturato padiglione Ralli. La struttura, in origine un centro destinato a bambini poveri e disagiati, in seguito divenuto un ospedale psichiatrico per minori, è di ben 1500 metri quadrati.
Stando a una decisione presa ormai dieci anni fa, in condizioni economiche e sociali molto diverse rispetto ad oggi, il padiglione dovrebbe ospitare un centro per malati d’Alzheimer. Ma non tutti, a Trieste, condividono la scelta: è in atto un braccio di ferro, tutto interno alla maggioranza del Comune, per provare a cambiare la destinazione d’uso dell’ampio spazio che, a breve, sarà nuovamente messo a disposizione della cittadinanza. Mario Reali (Sel) ha depositato in consiglio comunale una mozione (che verrà discussa a giorni), nella quale propone di fare del Ralli un centro culturale giovanile.
A dargli man forte c’è Franco Rotelli, ex braccio destro di Franco Basaglia (con il quale ha rivoluzionato il mondo della psichiatria), già due volte direttore dell’Azienda Sanitaria triestina e, attualmente, consigliere regionale.
Come si decise di fare del Ralli un centro per malati d’Alzheimer?
Dieci anni fa l’amministrazione comunale chiese dei fondi alla Regione per finanziare la costruzione di alcuni centri per malati d’Alzheimer. L’idea era allora collocata in una prospettiva generale di centro studi e di ricerca sulla malattia. La giunta Antonione finanziò ben 10 miliardi per il progetto. Il comune di Duino Aurisina ha costruito il suo centro; Muggia ha declinato l’offerta (perché dei costi di manutenzione avrebbero dovuto in seguito occuparsene loro); Trieste ha deciso di fare due nuclei per malati di Alzheimer diurni, da 15-20 posti l’uno: uno di questi nel padiglione Ralli, per il quale stanno finendo i lavori iniziati dieci anni fa.
Una destinazione d’uso che non condivide. Come mai?
Il problema dell’Alzheimer c’è anche oggi, e le risposte che le istituzioni danno al problema sono in effetti seriamente insufficienti. L’ipotesi che era stata fatta all’epoca poteva essere ragionevole all’interno di una serie di iniziative (tra cui un centro di studi e ricerche su questa patologia) che allora erano previste, ma oggi la situazione è sostanzialmente diversa. All’interno di una tale struttura, il costo per ogni anziano è oggi di circa 80 € al giorno: con una tale cifra (si parla di 2400 € al mese!) si possono pagare due badanti. Considerando il rapporto costi/benefici e il servizio che verrebbe dato agli utenti, questa scelta non ha alcun senso. Inoltre strutture di questo tipo ce ne sono già a Trieste: ad esempio l’ITIS, che non ha alcuna lista d’attesa perché non c’è nessuno disposto a pagare quelle cifre.
Sebbene sia stato un membro della maggioranza ad aver depositato la mozione, nella stessa maggioranza del consiglio comunale sono in molti ad aver espresso le loro perplessità. Come mai?
I più vanno avanti per inerzia… pur rendendosi conto di ciò a cui vanno incontro. L’assessore competente ai servizi sociali (Laura Famulari, ndr) si è mostrato possibilista, anche se nutre qualche dubbio in proposito: “bisogna vedere come fare coi regolamenti – dice –, poi c’è bisogno del voto del consiglio, senza contare che l’opposizione ci accuserebbe di voler togliere posti letto agli anziani per dare spazio ai centri sociali”. Cosolini, per ora, non si sbilancia. Qualche consigliere che si impegna per il nostro progetto c’è, ma stiamo parlando di casi isolati. A scanso di equivoci bisogna poi far notare che non sarebbero necessari ulteriori lavori per cambiare la destinazione d’uso del padiglione: l’opposizione a questa idea diventa perciò inspiegabile.
Con il Sindaco Cosolini ha quindi parlato? Cos’ha detto?
A parole il Sindaco si è mostrato d’accordo con la nostra idea e, anche lui, è possibilista in proposito. Finora, però, non è ancora venuto a visitare la struttura, almeno che io sappia. Mi aspetto ora che venga a vedere il padiglione, in modo da poter affrontare l’argomento con maggiore cognizione di causa.
In cosa consisterebbe questo centro culturale giovanile?
Nel nostro progetto la “pars destruens” è già abbastanza matura e trova consensi all’interno del consiglio comunale. Ora c’è bisogno che la parte “costruens” avanzi e proponga idee concrete e specifiche, mettendo in dialogo le varie realtà culturali giovanili che già operano sul territorio, chiedendo anche a loro di avanzare le proprie idee. Tra le proposte a cui stiamo pensando, c’è ad esempio quella di lanciare un vero e proprio “concorso di idee” per chiedere alla cittadinanza cosa vorrebbe che si facesse all’interno di questa struttura.
L’associazione culturale Charta Sporca, oltre a rendere pubblico il proprio appoggio all’iniziativa, coglie l’occasione per invitare esplicitamente le associazioni culturali e giovanili della città a partecipare attivamente al progetto. Per informazioni o domande, potete scrivere a copersamm@gmail.com
[…] di Andrea Muni e Stefano Tieri* […]
L’idea di un centro culturale all’ex opp mi sembra fantastica. Anch’io, come cittadino e musicista, credo che questa città necessiti di un progetto di questo tipo. A trieste ci sono artisti incredibilmente originali, potrei citarne decine e sicuramente ne dimenticherei altrettanti. La cosa importante è che la politica capisca che l’arte va incoraggiata a 360° e non bisogna porre paletti di alcun genere. L’area si presterebbe a festival musicali di vario genere, c’è il parcheggio e le abitazioni credo siano sufficientemente distanti da non essere infastidite. Si potrebbe anche dare finalmente qualche posto di lavoro (possibilmente stabile) ai giovani triestini che sicuramente lavorerebbero volentieri in un’area di questo tipo: nel verde e quasi in centro. Speriamo che per una volta questo progetto vada in porto.